Rimini | Delfinario, Rossi (Fare): Situazione kafkiana
"Nella città dove il commercio abusivo prospera incontrastato, aziende sane e che non chiedono altro che investire per adeguarsi alle normative (retroattive, iper-dettagliate e minuziose, come al solito) vengono costrette di fatto a chiudere", è la constatazione di Marco Rossi, referente riminese di Fare per Fermare il declino. "Il Delfinario si ritrova nell’assurda, kafkiana situazione di vedersi imposto dallo Stato il rispetto di leggi sulla struttura posteriori alla costruzione e di vedersi al contempo reso impossibile dall’inerzia di Comune e Demanio il rispetto di quelle stesse leggi".
Secondo Rossi, "questo è un caso esemplare in cui leggi, regolamenti, burocrazia, disinteresse e ignavia delle amministrazioni uccidono un’azienda sana e profittevole, che per Rimini è anche attrazione turistica e generatrice diretta e indiretta di occupazione (giusto preoccuparsi del benessere dei 4 delfini accuditi nel Delfinario; ancora più giusto sarebbe preoccuparsi dei lavoratori del Delfinario che ora rischiano di vedere distrutta ogni prospettiva occupazionale). L'Amministrazione ha lasciato trascorrere venti anni dal primo progetto di messa a norma presentato dal Delfinario (il primo di una lunga serie) senza dare mai una risposta, se non - guarda caso - ieri mattina. Dice al Delfinario che non è possibile ottenere aree dal Demanio mentre al Consorzio del Porto sembra promettere il contrario. Il sindaco non riceve la proprietà e comunica solo a mezzo stampa".
In definitiva, "se ne va Italia in Miniatura, il Delfinario viene chiuso d'autorità. Rimini rimane con tante chiacchiere e un pugno di mosche in mano. Caro sindaco Gnassi, non ci siamo".